Gli
insegnamenti del dottor Capo.
Dopo le fatiche dell’anno
lavorativo un po’ di vacanza ce la meritiamo anche noi. Visitare le bellezze di
nuove città, esplorare luoghi immersi nella natura e provare le delizie
culinarie di ogni terra è ciò che ricerchiamo quando stacchiamo la spina da
Verona. In questa prima parte di tour estivo ho visitato insieme al mio
fidanzato spagnolo la parte sud ovest della Francia fino al oltrepassare i
Pirenei e soffermarci qualche giorno nella caotica ma sorprendente Barcellona.
Questa città fu pioniera in
Spagna e in Europa nell’ambito del vegetarianismo e della medicina naturale.
Grazie alla famiglia di Manuel, il mio fidanzato, siamo venuti a conoscenza del
lavoro e degli insegnamenti del dottor Capo, un luminare nell’ambito della
naturopatia che proprio a Barcellona seguiva e curava il nonno di Manuel
attraverso un’alimentazione vegetariana. Nicolas Capo, di origini italiane
(salernitane) emigrato in Uruguay prima di approdare in Catalogna, ha fondato i
primi studi di trofologia riguardanti cioè la compatibilità degli alimenti
aspetto che considerava fondamentale per la cura dei suoi pazienti ai quali
prescriveva come unica medicina una dieta personalizzata e rigorosa a base di
alimenti vegetali perfettamente combinati tra loro. Famosi sono i suoi scritti “Trofología
Práctica y Trofoterapia”, una Bibbia naturista e il più emblematico “Mis
observaciones clínicas sobre el limón, el ajo y la cebolla” ovvero “Le mie
osservazioni cliniche riguardo il limone, l’aglio e la cipolla” che considerava
come alimenti fortemente curativi e antibiotici da dover assumere anche quattro
o cinque volte al giorno (soprattutto per i limoni).
In questi anni ho ascoltato a
bocca aperta i racconti di mia suocera che mi descriveva le visite, la ferrea
dieta e i miglioramenti di salute riscontrati in suoi padre, i ricchi banchetti
trofologici a cui dava luogo il dottor Capo per riunire i suoi pazienti e per
trascorrere una domenica in compagnia all’aria aperta. Ho immaginato a lungo
quest’uomo che tutti mi hanno descritto come pacato ma risoluto, anziano
nell’aspetto ma agilissimo e estremamente lucido e intelligente. Avrei voluto
incontrarlo, osservare il suo lavoro, porgli un sacco di domande e magari
sedermi vicino a lui in uno di quei deliziosi banchetti. Sarebbe stato bello
parlare con lui di ogni cosa, perché aldilà della concezione del cibo come
unica medicina necessaria al nostro corpo, sono convinta che avessimo tanto in
comune. Avrei voluto chiedergli cosa lo spingesse a continuare a lottare per
diffondere il suo sapere nonostante la repressione franchista lo espulse dal
Paese distruggendo gran parte dei suoi documenti; avrei voluto domandargli come
fosse riuscito a svincolarsi dalle catene della società borghese e a concepire
a quell’epoca una vita naturale in ogni suo aspetto, dall’alimentazione al
nudismo; avrei voluto sapere come è possibile far recuperare alla collettività
quell’amore per se stessi, quella cura per la propria anima e per il proprio
corpo ormai dimenticati e che invece fondano le proprie radici con la nascita
dell’uomo stesso. Quesiti che rimarranno tali, mi dicevo, e a cui solo con la
lettura delle sue riviste e dei suoi scritti potrò rispondere.
L’hortet
E invece no. O almeno non
solamente. Si dà il caso che a Barcellona non tutto di Nicolas Capo sia andato
perduto, anzi. Gli studi sono proseguiti e per qualcuno il buon naturopata di
origini italiane è ancora un riferimento nell’ambito della medicina salutare.
Ma soprattutto la sua presenza è viva e palpabile nel ristorante vegetariano
“L’Hortet” fondato dalla figlia Odina Capo (che oggi ha 82 anni) e ora portato
avanti dalle nipoti Sonia e Odina.
Entrando nel ristorante siamo
stati accolti dallo splendido e rincuorante sorriso di Sonia e dalla foto che
ritrae il dottor Capo posta all’ingresso che ci ha immediatamente ricordato di
trovarci in un “santuario” della cucina naturale. Il posto è per lo più
frequentato da abitudinari barcellonesi che conoscono il locale, motivo per cui
forse il menu è scritto interamente in catalano e non in spagnolo castigliano
salvo avere delle traduzioni inglesi in parentesi per i turisti saltuari. Siamo
stati fatti accomodare ad una grande tavolata mista dove conoscenti e non
condividono il momento del pasto insieme, chiacchierando, conoscendosi e
consigliandosi sulle opzioni del menu. La carta prevede la scelta di un primo
piatto, di un secondo e di un dolce per soli 10,90 euro.
Sulla prima scelta non
abbiamo avuto dubbi: io ho optato per una Babaganoush, leggera e saporitissima,
un’ottima crema di melanzane per svegliare l’appetito; Manuel invece ha
riempito a più riprese il piatto con humus, insalata mista e riso saltato con
tofu accedendo al ricco e vario buffet ecologico, una costante del menu dell’Hortet.
Una menzione
straordinaria va all’eccezionale paella di verdure che non ha nulla da invidiare
alla paella tradizionale: la cottura perfetta del riso e il sapore deciso (quasi
piccantino) dei condimenti e delle verdure la rendono il piatto principe del
menu, da leccarsi i baffi. OLE OLE Y OLE ALLA PAELLA DELL’HORTET! Deliziose
anche le polpettine di cereali servite con quinoa e tagliatelle di zucca e
zucchine, un’idea originale perfetta per combinare un piatto completo.
Giunti
al dolce…l’eredità dell’Hortet.
Tra una chiacchiera e un’altra
con i nostri commensali, siamo giunti al dolce, trepidanti all’idea di
conoscere che cosa fosse rimasto dell’eredità di Capo oltre alla foto della
parete. I più sembravano ignari di quel passato illustre e così finalmente ci
siamo decisi a porre le nostre domande ad una cameriera. Abbiamo così
conosciuto Sonia, allegria e forza allo stato puro, che insieme alla sorella
Odina ha deciso di portare avanti il lavoro della madre Odina, figlia di Capo,
incarnazione della sua longevità in salute e lucidità (ci dicono che ancora si
occupi di qualche paziente). Gli insegnamenti della madre e del nonno, ci
spiega Sonia, sono rigidi e severi, non ammettono perditempo. Per questo ad
oggi le consulte mediche che ancora concede la madre sono selezionate per chi
davvero voglia compiere un cammino verso il miglioramento della propria condizione
di salute in maniera seria e costante. Due qualità quest’ultime che oggigiorno
sembrano perdute perché i risultati per tutti devono arrivare immediati e
facili. Anche Sonia sembra aver accettato l’idea che le diete rigorose del
nonno ormai debbano lasciare spazio a compromesso e originalità che è ciò che
vuole offrire l’Hortet, non prescindendo mai dalla cura per se stessi e per l’ambiente
attraverso una cucina naturale ma sfiziosa. Il sorriso e la carica che emana
Sonia ci hanno tramesso fiducia ed energia (talmente forte da far letteralmente
esplodere d’improvviso due bicchieri a cui nessuno si era avvicinato appoggiati
sul bancone?!) da investire nella nostra personale ricerca di rispetto e amore
per noi e per il mondo. Complimenti a Sonia, a Odina e a tutto l’Hortet per il
meraviglioso ambiente a cui hanno dato vita e che continuano a mandare avanti
con passione, consapevoli dell’importante eredità che a loro modo sono riusciti
a tramandare.